domenica 3 febbraio 2013

Bella recensione dell'EP My Right of Frost su Sounds behind the corner


 

MROF – MY RIGHT OF FROST

“My Right Of Frost”

(Anno 2012 – Autoprodotto)
Italy


L’obsolescenza della nostra società crea immensi cimiteri di materiali ancora idonei ad una vita, un utilizzo, a meno ché  se incontrino ‘samaritani’ del suono pronti ad accogliere ciò che il consumismo vuole in discarica perché non più al passo con i tempi.


La realtà è ben diversa e se togliete dal tutto il superfluo vi accorgerete che ciò che novità, non vuol dire quasi mai innovazione ma la sovrapposizione di accessori su accessori, superfluo su superfluo.

Dalla discarica possono uscire allora circuiti resuscitati dalla creatività dei My Right Of Frost, post-moderni rigeneratori di obsolescenze abbandonate, menti intelligenti al servizio della creativa scintilla benevola, “My Right Of Frost” è un segnale per tutti: la decrescita sociale nasce in questi piccoli intuiti, queste minuscole presenze dell’Arte creativa anche in contesti di vintage da abbandono.

Nella pittura/scultura Vik Muniz ha reso supremo l’abbandono del materiale della discarica di San Paolo dandosi possibilità di creazione, dando possibilità all’emarginazione sociale di avere una rivincita nei confronti del consumismo becero.

Andrea, Walter, Raffaello e Francesco nel loro album eponimo iniettano ogni piccola conseguenza della loro creatività, improvvisando sette tracce per due contesti live diversi, anche temporali, sette tracce dove l’imprevedibilità è dosata ma costante, la tentazione non ha limiti, l’apertura empatica tra loro diviene coerenza, seguendo schemi non scritti ritrovabili nelle improvvisazioni jazz.

Tra le nostre pagine avete più di una possibilità d’approfondimento.

Una società apocalittica ed allo sbando tra i vortici oscillatori delle strumentazioni: appare chiaro che il post-industriale che viviamo tutti non è ancora quella new-age paventata ma l’incubo tecnologico prevale sul ritorno alle origini ed in ogni traccia l’Uomo è entità sottintesa, il futurismo inteso come trionfo illuminista è tomba sociale se così espresso, in “Fullofmidhaigh” è agghiacciante ascoltare le istruzioni di un risanamento dopo l’esposizione ai gas tra texture e noise quasi violenti.

Eppure la presenza antropologica non è completamente esclusa: molto bella la trance coreografica di “Foremot”, ossessiva ed ipnotica, antipodale nelle strumentazioni che si fondono in più linee tra bassi ed acuti esponenziali, logaritmi sonori per musicalità estreme eppure sincere nel loro equilibrio affatto instabile.

Accettando un neo-tribalismo d’avanguardia post-industriale “Ollorcmun” è la componente esoterica del mistero Uomo, ancora le strumentazioni pulsano frequenze crescenti/decrescenti, una drum-line appare per dettare ritmica, la voce si concede innaturale per ritualità tech-no-logiche, in “Opera Bitonale”, registrata in un altro contesto live a distanza di tempo, la sensazione è quella di una chiusura ciclica e cupa, sacralità agnostica per incursioni nel più profondo stato della coscienza.

Obsolescenze recuperate al progresso e pulsazioni trascendenti, l’ensemble genovese v’invita al suo convivio, accettate, il futuro ha polveri antiche.
 

Nicola Tenani
http://www.soundsbehindthecorner.org/the-cave/893-mrof--my-right-of-frost-my-right-of-frost.html


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